Come il fallimento ha valenza educativa

intelligenza emotiva rapporto genitori-figli sviluppo e crescita Jan 16, 2022

Benjamin franklin ha detto: “Non ho mancato la prova: ho trovato 100 modi per farla sbagliata”.

C’è qualcosa di profondamente disfunzionale in una società che ha demonizzato l’errore.

A scuola e in famiglia, da decenni, si è impostato l’approccio del “vai bene solo se sei bravo”, instillando nelle giovani menti immature che il valore di una persona si misuri dal successo che ottiene e da quanto spicchi sulla massa.

La richiesta di perfezione si percepisce ovunque, come unico strumento e conditio sine qua non per essere meritevoli di affetto, stima e considerazione: ci si ritrova a crescere futuri adulti in costante tensione, vittime di un immaginario giudice implacabile che impone di mascherare azioni ed emozioni “scomode” poiché considerate indice di debolezza e fragilità.

Quando questi meccanismi mentali sono instaurati, perlopiù inconsciamente, nella mente in fase di sviluppo, il bambino e il futuro adulto sperimenta tutta lo sofferenza di una situazione fortemente destabilizzante, in grado di mettere in crisi l’identità di sé che sta faticosamente costruendo giorno dopo giorno.

Ecco che questa dinamica viene percepita come una minaccia, e la reazione automatica e naturale che ne deriva è una sorta di “fuga”, intesa come un nascondersi e ritrarsi dalla realtà, ignorando i propri sentimenti e bisogni atteggiandosi come se niente fosse accaduto.

Vengono a crearsi in questa fase dello sviluppo corazze e barriere che possono intaccare alla lunga la capacità di relazionarsi in maniera autentica e sana.

La Pedagogia dell’errore è una forma di pensiero che fonda le sue radici nella metà del 900 grazie al contributo di Popper e Perkinson: nasce così un approccio che trasforma l’errore in un protagonista.

Esso non sarà più considerato negativamente, ma in una nuova concezione di aiuto allo sviluppo formativo della conoscenza a tutto tondo, grazie al quale ognuno potrà sperimentare e mettere in pratica le proprie capacità senza limitazioni.

La libertà di agire senza il timore del giudizio, permetterà di sviluppare nel bambino il pensiero critico consapevole, focalizzandosi sulle modalità con le quali apprende e i processi mentali e creativi che lo muoveranno.

L’importanza che rivestirà la valorizzazione dell’ingegno e della spinta all’autorealizzazione darà nuova spinta alla valenza educativa e formativa dell’errore: riconoscere la propria limitatezza per il bambino non sarà un pretesto per mostrare passiva rassegnazione agli eventi, ma sarà invece stimolo al mettersi in discussione ed interrogarsi su come sfruttare e migliorare le proprie debolezze.

La Pedagogia dell’errore permette una conoscenza e uno sviluppo basati sul “fallire bene”, accettando la possibilità che non tutti possano arrivare al medesimo risultato con gli stessi tempi e le stesse prestazioni, ma che l’importante è arrivare al massimo delle proprie capacità anche attraverso imciampi e cadute.

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