Libertà di sbagliare

comunicazione efficace intelligenza emotiva rapporto genitori-figli sviluppo e crescita Jan 16, 2022

Nessun bambino ha mai imparato a camminare senza cadere nemmeno una volta. Inizialmente quel cadere per un genitore ha il significato di crescita: cade perchè sta provando a stare in piedi. E così quelle cadute ci sembrano un grande progresso.

Poi ad un certo punto, quelle cadute diventano preoccupanti: sembrano la prova che il bambino NON sta imparando. Subentrano ansie e preoccupazioni e l'errore diventa incapacità.

Soprattutto quando riguarda i nostri figli, possiamo dire che ogni genitore desidera essere orgoglioso di loro e ogni genitore ha quell'istinto di protezione che lo spinge a preservare il suo bambino da ogni fallimento, e mettergli a disposizione tutto il nostro sapere per spianargli la strada. Per questi motivi, non è facile andare oltre il senso di disagio che proviamo di fronte al fallimento di un figlio. Se guardiamo alla nostra società, che punta costantemente alla competizione e alla perfezione, è chiaro che l'errore non è benvisto: è come la polvere da nascondere sotto al tappeto o lo scheletro nell'armadio.

Ma proviamo a fermarci un momento: cominciamo a considerare l'errore per quello che è. Innanzitutto dovremmo ammettere che tutti possiamo sbagliare: anche la persona che tu reputi più di successo in questo momento (sul lavoro, nello sport, in famiglia come genitore) avrà certamente commesso degli errori lungo il suo percorso! Già ricordare questa realtà, come parte inevitabile della vita, è un grosso passo sul sentiero della verità.

Poi dovremmo iniziare a vedere l'errore come tappa evolutiva: un passaggio fondamentale da compiere in qualsiasi processo di crescita o miglioramento. Dobbiamo recuperare quella visione positiva dell'errore impariamo qualcosa di nuovo e aggiustiamo il tiro. In questo modo lo vedremo come componente naturale della vita, senza affibbiargli altri significati non reali.

In seguito con i figli si può iniziare a modificare il proprio comportamento tramite un atteggiamento non-interventista: freniamo il nostro impulso di impedire l'errore e correggere, e lasciamo che si corregga da solo con tutto il tempo necessario. Non precipitiamoci da nostro figlio appena lo vediamo in difficoltà. Non sostituiamoci a lui per risolvere la situazione dando le nostre personali soluzioni. Usciamo da questo schema protettivo, che rischia di mandare un messaggio inconscio distruttivo per la sua autostima: intervenendo noi gli stiamo dicendo: “Non mi fido di te, delle tue capacità, della soluzione che saprai trovare” quindi “Ti do la mia, lo faccio al posto tuo”.

Così però rischiamo di renderlo insicuro, e instilliamo la paura di sbagliare. Finiamo per riproporre il modello con cui siamo stati cresciuti noi, diventando adulti che ritengono l'errore come il male.

Li abitueremo così ad accoglierlo positivamente e a reagire costruttivamente, senza restarne annientati: sapere di poter sbagliare e di essere in grado di correggersi da solo infonde in lui grande fiducia di sé e lo incoraggia ad essere intraprendente perchè non avrà paura di sperimentare possibilità e soluzioni. Solamente concedendo a tuo figlio la libertà di sbagliare, puoi offrirgli la possibilità di apprendere grandi lezioni di vita.

Se a volte ti sembra difficile cambiare questi pensieri e questi impulsi, ripercorri nella tua mente tutte le volte che cadendo con i suoi primi passi, ha picchiato il pannolino a terra. E ricordati come ti sentivi osservando quell'errore di percorso lungo la strada della sua crescita.

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