Come educare un figlio al rispetto del suo corpo

essere genitore intelligenza emotiva rapporto genitori-figli sviluppo e crescita Apr 13, 2022

Esiste un aspetto dell'educazione in famiglia che trovo spesso sottovalutato.

C'è grande desiderio di insegnare ai propri figli l'empatia e il rispetto per gli altri: ci si concentra spesso a correggere prontamente gli atteggiamenti sbagliati e prepotenti nei confronti di altri bambini, o a spingere comportamenti educati nei confronti di parenti o conoscenti.

Il focus va sulle conseguenze di tali comportamenti, nello sforzo di correggere e indirizzare:

  • Guarda come hai fatto piangere quel bambino! Voleva solo giocare con te!

  • Cosa ti costa abbracciarlo? Vedi come vuole starti vicino!

  • Dai un bacio alla nonna che è venuta a trovarti

  • Vai ad abbracciare lo zio che ti ha fatto questo regalo!

 

Ma esiste un confine tra educazione e relazione.

La forzatura al contatto crea un circolo vizioso in cui le effusioni si svalutano e perdono significato: un bambino obbligato alle effusioni a comando, disimpara presto il valore emotivo della vicinanza e della tenerezza.

Nelle relazioni, con i genitori, con i parenti, con gli amici, con gli estranei, il bambino ha bisogno di sentirsi ed essere il protagonista: da quando nasce, ho il pieno diritto e la capacità di stabilire che tipo di relazione instaurare con chi ha davanti.

Non è un caso che un neonato abbia reazioni differenti quando a prenderlo in braccio o a interagire con lui sono adulti diversi.

Crescendo poi questa competenza si affina ancora di più, e fa sì che il bambino definisca chiaramente quando e come relazionarsi con chi lo circonda nel pieno rispetto delle sue sensazioni e delle sue emozioni.

 

 

E le buone maniere dove le mettiamo?

 

E' vero, esistono delle norme sociali che è importante imparare per una sana e costruttiva vita collettiva e relazionale: è giusto che ogni bambino impari a relazionarsi con gentilezza e rispetto del prossimo.

Ciò che è importante capire però, è che ogni cosa ha il suo tempo: tuo figlio imparerà ad essere premuroso e gentile con gli altri solamente DOPO che gli sarà stato usato lo stesso trattamento.

Sappiamo ormai che un figlio impara attraverso l'esempio e l'esperienza, e questo punto non fa differenza: solo se lasciamo maturare la sua identità e la sua autonomia, anche concedendogli la facoltà di rifiutare un contatto fisico o verbale, in seguito imparerà ad autoregolarsi e ad agire con educazione e premura nella vita quotidiana.

 

Quando il genitore prevarica

 

E' facile cadere nella trappola del comportamento abusante, soprattutto quando un figlio si oppone fermamente. Soprattutto in presenza di altre persone, quando la paura del giudizio bussa alla porta della nostra coscienza genitoriale. E' in quei momenti che si attua più spesso una forma di violenza nella forzatura.

I rischi di questo tipo di approccio invasivo ricadono nella sfera dell'intimità personale e della conseguente incapacità di riconoscere e rifiutare attenzioni indesiderate estranee, un tema che di questi tempi è fondamentale per la formazione dei bambini di oggi.

Niente paura: se finora ti è capitato di farlo, non è troppo tardi. Puoi iniziare da oggi stesso a vedere la tua figura di genitore come accompagatore e facilitatore delle relazioni di tuo figlio.

E' in quest'ottica che potrai davvero invitarlo all'incontro e alla gentilezza ma nel rispetto dei suoi tempi e delle sue modalità.

 

E con i neonati come si fa?

 

E' possibile mettere in atto lo stesso tipo di atteggiamento abusante anche quando parliamo di neonati.

Quanto spesso capita di non riuscire a dare una spiegazione ad un figlio piccolo che piange inconsolabilmente? Ci si interroga subito sui bisogni fisiologici: può avere fame, freddo o caldo, dolore, sonno?

Spesso in realtà capita che siano stati presi in braccio bruscamente, o spogliati senza attenzione (per la fretta o perchè sovrappensiero), o lavati senza un'adeguata routine e preparazione prima di gettare acqua sul loro corpo.

Perchè anche e soprattutto un neonato è pienamente padrone del suo corpo: dipende totalmente dalle cure del genitore, ma è consapevole e competente rispetto ai suoi bisogni fisiologici ed emotivi.

 

 

In sostanza, si tratta di smettere di trattare i nostri figli come bambole, e iniziare a trattarli come persone, in ogni momento in cui ci approcciamo a loro, mantenendo il nostro ruolo di guida ma riconoscendo e ricordando che loro sono i protagonisti e i padroni del proprio corpo e delle proprie relazioni.

 

 

 

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